Presentazione di un libro sui morti d’amianto la richiesta di “giustizia”
Pubblichiamo integralmente l’articolo di Giulia Achler di Lecco Onliine
“I morti di mesotelioma non sono numeri: dietro c’è la vita spezzata, ci sono gli affetti che restano, gli amori, i figli, i parenti che hanno il diritto di ottenere giustizia. Dobbiamo essere partecipi dei nostri problemi, dobbiamo dimostrare la nostra voglia di giustizia, dobbiamo fare casino per far sì che venga riconosciuto ciò che deve necessariamente essere riconosciuto”. Michele Michelino, coautore assieme a Daniela Trollio del libro ‘Amianto: morti di progresso’, è intervenuto amaro nella serata ospitata ieri a Palazzo delle Paure a tema ‘Eternit’, durante la quale è stato presentato il volume in questione. Affiancato al tavolo dei relatori dalla stessa Daniela Trollio, ma anche da Cinzia Manzoni, presidente del Gruppo Aiuto Mesotelioma Lecco, Michelino ha rievocato con evidente commozione frammenti di racconti e di storie che costituiscono il cuore del volume e che testimoniano le grandi ingiustizie con cui si devono confrontare le vittime dell’amianto e i loro cari, uomini e donne impegnati a combattere su due fronti: da una parte il ‘killer silenzioso’ dall’altra la burocrazia sfrontata, accanita, fredda ed impassibile, che arriva ad insidiare la stessa dignità del malato morente nel suo calvario che non otterrà giustizia.
5.500 km² di territorio nazionale interessati dall’amianto, 71.000 m³ da smaltire solo in provincia di Lecco, l’equivalente di un palazzo di tredici piani pieno zeppo: “Nel 2016 tutto l’amianto doveva essere smaltito, invece la scadenza è stata prorogata. Dobbiamo fare in modo che non si rimandi più”, ha detto l’altra autrice del libro-testimonianza, Daniela Trollio. “La legge sull’amianto, con la quale è stato messo al bando, è stata fatta nel 1992: un’infinità di lavoratori, mogli, uomini e donne, hanno presenziato davanti al parlamento per tre giorni e tre notti affinché venisse approvata. Se la gente si muove il resto ‘viene dietro’, altrimenti tutto resta fermo. Facciamoci sentire: bisogna essere incazzati contro la logica del profitto che non rispetta la vita umana”. Sono parole forti, quelle usate da Daniela Trollio, ritratto di chi ha subito un’ingiustizia grave che ha portato via una persona cara, un lavoratore onesto come tanti altri, vittime ignare del pericolo mentre ‘quegli altri’ conoscevano tutto: lo sapeva la direzione dell’azienda, che cosa causavano quelle dannate fibre d’amianto, lo sapevano i sindacati, lo sapeva l’assessorato alla sanità, lo sapevano tutti, ma non gli operai.
Così la battaglia continua implacabile, sempre più accanita, disperata ed arrabbia, ed avere giustizia oggigiorno non prevede più mezze misure: “rischio zero”, è la soluzione, “totale smaltimento dell’amianto”, è quello che i comitati sparsi su tutto il territorio nazionale chiedono a gran voce.
Dopo essere stato messo al bando con la legge 257 del 1992, infatti, l’amianto continua a essere presente nei luoghi di lavoro, nei tetti delle case e dei capannoni, nelle scuole, negli ospedali, nelle piscine, nelle nostre case e nelle nostre vite: le sue fibre, 5000 volte più sottili di un capello umano, si liberano nell’aria quando l’Eternit si deteriora, e se inalate dall’essere umano portano alla comparsa di un tumore maligno, il “mesotelioma” appunto.
Certo, di passi avanti se ne sono fatti, nel tempo, e i vari comitati hanno protestato tanto da ottenere diversi successi: uno su tutti, il Fondo vittime dell’amianto istituito nel 2008 presso l’Inail e destinato ai lavoratori titolari di rendita diretta ai quali sia stata riconosciuta una patologia asbesto-correlata per esposizione all’amianto, nonché ai familiari dei lavoratori vittime dell’amianto, ‘titolari di rendita a superstiti’. Lo stesso fondo, con L’art.1, comma 116, della legge di stabilità 2015 è stato anche esteso (in via sperimentale) per gli anni 2015-2016-2017 ai malati di mesotelioma riconducibile ad esposizione non professionale all’amianto: la modifica prevede l’erogazione di una prestazione assistenziale di importo fisso pari a euro 5.600,00 da corrispondersi una tantum”.
Come ha sottolineato tuttavia l’onorevole Gian Mario Fragomeli, intervenuto nella serata di ieri assieme al vicesindaco di Lecco Francesca Bonacina, “I fondi da impiegare non devono riguardare solo le vittime ma anche gli edifici pubblici, che necessitano di essere bonificati, e sui quali purtroppo siamo ancora molto indietro sul territorio nazionale”.
Come a dire che se la salute e la vita sono i beni più preziosi, allora è bene agire allo stesso tempo non solo sulle conseguenze, ‘a cose fatte’, ma anche sulle cause, per evitare che nuovi malcapitati si trovino a dover affrontare la medesima tragedia.
L’ha detto Fragomeli, l’ha ribadito Francesca Bonacina, l’hanno chiesto a gran voce soprattutto Daniela Trollio, Michele Michelino, lo stesso presidente del Gruppo Amici Mesotelioma Cinzia Manzoni e tutte le persone che hanno pagato con la propria esperienza le conseguenze di un sistema che baratta il profitto con la salute di chi quel profitto ha contribuito con il proprio lavoro sincero, di notte come di giorno, a generarlo. “Il nostro è un libro scritto dalle vittime, sfortunati protagonisti diretti che han messo nero su bianco queste esperienze perché possano servire ad altri. Ne abbiamo fatto una sorta di ‘manuale di istruzione’ per chi verrà dopo di noi e si troverà a far fronte a problemi come questi: d’altronde, la nostra esperienza si chiama amianto, ma potrebbe chiamarsi in altro modo”, ha concluso Daniela Trollio.
Continuano intanto le attività del Gruppo Aiuto Mesotelioma Lecco per promuovere eventi informativi e di sensibilizzazione sulla pericolosità dell’esposizione alle fibre d’amianto. Tra i prossimi appuntamenti, il convegno “Liberi dall’amianto” che si terrà nella sala civica di Olgiate Molgora il 22 ottobre e la serata di venerdì 2 dicembre, ospitata presso la Canottieri di Lecco, che unirà la ‘cena con i colori del lago e sorpresa’ all’intento benefico.
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