L’incoerenza Italiana nella gestione del rifiuto di amianto
Presto avremo 18 discariche, ma il 70% non è attivo. Il piano discariche per la gestione dell’amianto in Italia non esiste, e i dati di mappatura sono assenti da ben 32 anni. Questa inefficienza operativa da parte degli enti preposti, che da più di tre decenni dovrebbero amministrare la questione, favorisce la creazione di cartelli economici e aumenta i rischi per la salute pubblica e per l’ambiente. Il sistema attuale incentiva l’esportazione dei rifiuti contenenti amianto, che risulta più conveniente rispetto alla gestione interna. Trentadue anni di stipendi pubblici sprecati a tutti i livelli? Eppure la politica giustifica i burocrati chiudendosi a riccio (tipicita’ italiana)
Premessa: Il Piano Discariche per l’Amianto in Italia
Nonostante l’Italia abbia messo al bando l’amianto nel 1992, il piano nazionale per la gestione delle discariche di rifiuti contenenti amianto (RCA) non è ancora adeguatamente sviluppato anzi e’ proprio assente. Questo ha lasciato le regioni, per altro probabilmente vittime di se stesse e del loro immobilismo nell’attuare quanto di competenza (Mappature) prive di strutture idonee per lo smaltimento sicuro e in prossimità dei siti di produzione di rifiuti.
La mancanza di impianti adeguati non è solo una questione di mancata pianificazione, ma anche di assenza di dati analitici appunto, sulla reale presenza di amianto sul territorio. Come più volte sottolineato dallo Sportello Amianto Nazionale, questa lacuna che riguarda le mappature, ben evidente dal sito del Ministero dell’Ambiente impedisce al legislatore Nazionale di compiere scelte informate basate su dati scientifici aggiornati. Non conoscendo con precisione dove si trova l’amianto e quanto amianto è ancora presente nei territori, risulta praticamente impossibile pianificare interventi strutturali coerenti e definire correttamente le risorse necessarie alla bonifica, o appunto pianificare seriamente un piano discariche che possa garantire la gestione dei rifiuti contenenti amianto.
La Lentezza delle Mappature Regionali
Le mappature regionali, che dovrebbero essere obbligatorie e a carico dell’ente, languono da oltre 32 anni. Ultimamente lo Sportello Amianto Nazionale ha riaffrontato il problema evidenziando la totale assenza in alcune parti d’italia, la parzialita’ imbarazzante di altre regioni, la gestione scellerata di costi e risorse in merito e i risultati scarsi nella maggior parte dei casi e obsoleti nel 90% dei territori. Questa gestione operativa inefficiente, lascia al legislatore due sole scelte: non decidere, come accade di consueto, oppure decidere in base al sentimento popolare e alle convenienze del momento, senza una reale conoscenza del problema. Questo approccio rischia di mettere in pericolo la salute pubblica e la sicurezza dei lavoratori, poiché non permette di stabilire una strategia adeguata per gestire l’amianto presente sul territorio.
Il Decreto End of Waste del 2024: Un Passo Azzardato?
A riprova di una totale non conoscenza del dato analitico di presenza e quantita’ del rischio sui territori arrivano poi forse le ultime mosse del governo italiano in materia di gestione dei rifiuti. Il Decreto End of Waste del giugno 2024, che entrerà in vigore a fine settembre e di cui abbiamo ampiamente parlato, ha suscitato molte preoccupazioni. Il decreto autorizza lo smaltimento di materiali contenenti fino a 100 mg/kg di amianto in discariche di inerti, una decisione che lo Sportello Amianto Nazionale ha definito azzardata. Questa normativa, che autorizza la gestione di rifiuti contenenti amianto in discariche ordinarie e cio’ insieme alle negligenze sopra evidenziate si discosta nettamente dalle politiche adottate a livello europeo, dove l’amianto è trattato con standard molto più severi per proteggere la salute pubblica e garantire la sicurezza dei lavoratori.
Le direttive europee, infatti, puntano verso una progressiva riduzione del rischio legato all’amianto, imponendo normative più rigide per il trattamento dei rifiuti contenenti questo materiale pericoloso. L’Italia, invece, con la nuova normativa, sembra andare nella direzione opposta, rischiando di creare una falla nei protocolli di sicurezza ambientale.
Le Discariche per Amianto in Italia
Attualmente, in Italia ci sono 17 discariche autorizzate per lo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto, distribuite tra rifiuti speciali pericolosi e speciali non pericolosi, di cui di fatto attive poco meno del 30% perche’ il restante 70, o pieno, o dedicato solo ad ospitare i rifiuti di prossimita’ (come Casale Monferrato) o sotto sequestro e bloccate per problemi amministrativi o indagini di altra natura
- Discariche per rifiuti speciali pericolosi: Taranto (Puglia), Ferrandina (Basilicata), Casale Monferrato e Collegno (Piemonte).
- Discariche per rifiuti speciali non pericolosi: Ortona (Abruzzo), Cascina, Serravalle Pistoiese e Montignoso (Toscana), Mirandola (Emilia-Romagna), Ferrera Erbognone e Montichiari (Lombardia), Cordenons e Porcia (Friuli Venezia Giulia), Sassari, Bolotana, Serdiana e Carbonia (Sardegna).
Queste discariche, pur rispondendo a esigenze locali, per come evidenziato prima non sono sufficienti a coprire il fabbisogno nazionale, gia’ oggi in un contesto in cui la mappatura dell’amianto è carente e non aggiornata e questa carenza di siti di stoccaggio definitivo nel nostro paese ha portato a un vulnus antieconomico e a tratti pericoloso, favorendo l’esportazione di rifiuti contenenti amianto in paesi terzi, dal momento che stoccare in una discarica autorizzata in un altro paese europeo, pur imponendo lunghi trasporti e costi relativi alle distanze, costa molto meno che stoccare nelle discariche italiane.
L’immobilismo l’inefficacia operativa degli enti preposti e della politica alimentano un cartello economico palesememnte ingiusto e rischioso
Di fatto, tutto ciò che emerge da questa analisi dipinge un quadro preoccupante. Enti pubblici che non svolgono adeguatamente il loro compito di monitoraggio e gestione, dati obsoleti o raccolti in modo inefficace, e decisori politici influenzati dalla “Vox Populi” che prendono decisioni senza una base dati solida. In questo contesto, gli impianti di smaltimento esistenti sono spesso saturi o interrompono le attività per problemi esterni, lasciando ampio spazio a pochi operatori sul territorio per agire in completa autonomia.
Questa situazione porta a diverse conseguenze negative. In primis, il vuoto legislativo e burocratico favorisce la creazione di cartelli economici. Gli operatori nazionali del settore, avendo il controllo quasi esclusivo del mercato, possono determinare i prezzi in base a una domanda che supera di gran lunga l’offerta, sfavorendo così i cittadini che si trovano a dover affrontare costi sempre più alti.
In secondo luogo, la mancanza di impianti sufficienti spinge gli operatori intermedi (bonificatori) a rivolgersi all’estero per lo smaltimento dell’amianto per cercare di contenere i costi. Questo comporta un ulteriore rischio: il trasporto transfrontaliero di amianto aumenta il pericolo di incidenti rilevanti durante la movimentazione del materiale, esponendo le strade italiane ed europee a rischi significativi. In un sistema globalizzato, questa tendenza potrebbe avere effetti deleteri, poiché la sicurezza pubblica potrebbe essere messa a rischio a causa di una globale cattiva gestione del problema a livello politico e esecutivo da parte di tutti gli enti dello Stato preposti da 32 anni alla amministraizone dello stesso.
Arriva la Discarica di Salussola
Il Consiglio di Stato ha recentemente dato il via libera alla costruzione di una nuova discarica di amianto nella frazione Brianco, nel comune di Salussola (Biella). Questo progetto, promosso dall’azienda Acqua&Sole, ha subito un lungo iter burocratico e legale iniziato nel 2017, a seguito del Piano Amianto 2016-2020 della Regione Piemonte, che evidenziava la necessità di aumentare la capacità di smaltimento nella regione.
La discarica di Salussola, destinata allo stoccaggio di coperture in eternit, è stata autorizzata dalla Provincia di Biella nel 2021, ma i lavori sono stati bloccati nel febbraio 2022 a causa di ricorsi presentati al TAR. Solo nel settembre 2024, il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di Acqua&Sole, consentendo la ripresa dei lavori, che dovrebbero concludersi entro 6-8 mesi.
Un Progetto Controverso ma Necessario
Il progetto prevede un investimento di 25 milioni di euro e porterà alla creazione di nuovi posti di lavoro, oltre a facilitare la bonifica degli edifici in amianto nel Biellese. Francesco Natta, amministratore delegato di Acqua&Sole, ha espresso soddisfazione per la sentenza, sottolineando la professionalità con cui gli enti locali, come ARPA e ASL, hanno valutato il progetto. L’azienda si è inoltre impegnata a collaborare con le imprese edili locali per accelerare le operazioni di bonifica sul territorio.
Con l’approvazione della discarica di Salussola, l’Italia si prepara ad aggiungere il 18° impianto per lo smaltimento dell’amianto, ma, vista la soluzione appare evidente che rimangono ancora molte sfide da affrontare. La mancanza di un piano nazionale adeguato e di una mappatura aggiornata dell’amianto continua a rappresentare un grave ostacolo per la gestione di questo materiale pericoloso. Senza competenza nella messa a terra di una adeguata gestione operativa e una visione chiara e dati aggiornati, il rischio è che le decisioni future vengano prese sulla base di pressioni politiche e non di evidenze scientifiche e piani adeguati. Senza operazioni manageriali che rappresentino una visione concreta e strategica del problema continuando a brancolare in una probabile iperattività concettuale poco concreta e disfunzionale, come accade forse da 32 anni, rischiamo probabilmente di esporre ancora la popolazione e l’ambiente a rischi e futuri problemi ampiamente evitabili il che francamente appare potenzialmente assurdo e avvilente.
Fabrizio Protti Sportello Amianto Nazionale
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